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                             Ancora sulla famiglia come palestra di vita

Il tema della famiglia è sempre centrale non solo nel  nostro lavoro, ma nell'interesse della società. Io vorrei iniziare riflettendo su un assioma di base: "tutti gli esseri umani hanno bisogno di famiglia". Oggi potremmo chiederci di quale famiglia ci sia questa necessità. Oggi la famiglia si definisce a seconda delle relazioni scelte dai partner, in base al sesso, ai
diritti personali, alla legge, alla religione, al numero dei membri, e così via.
Si dice  ancora che la famiglia è la pietra angolare della società. La nostra costituzione definisce la famiglia " un unione di un uomo e di una donna sancita dal matrimonio". Perciò riconosce la famiglia come elemento necessario ed insostituibile, che deve essere regolata da norme precise. E'  necessario che ci sia un Diritto di Famiglia e leggi che siano atte a proteggere e regolare il rapporto tra i coniugi, tra i genitori e i figli, il rapporto patrimoniale etc.
Tutto questo è senza dubbio necessario ma io penso che una famigli non possa diventare "buona" perchè ci sono buone leggi. Credo, invece, che nessuno sia mai diventato "buono" attraverso la legge.
Le leggi possono senza dubbio essere valide, giuste, efficaci,utili, ma comunque appartengono all' ambito giuridico.
Mentre tutto quello che è necessario per rendere "buona" una famiglia appartiene all'ambito affettivo. Se dovessi sceglire una definizione per la famiglia, sceglierei quella di Bernardi che in un suo articolo la definisce "il nucleo affettivo originario". Se ci pensate un momento, quando eravate bambini  e avevate voglia di un ciccolatino, non vi importava sapere se
i vostri genitori erano nucleo portante della società ma sapevate che se la mamma ve lo comprava era perchè vi voleva bene.  
Però, oggi, si incontrano dei modelli familiari che, ritengo,un pò zoppicanti.
Per es. ci sono famiglie in cui il fine primario è quello economico. E' la loro principale
preoccupazione. Entrambi i genitori lavorano dalla mattina alla sera, tornano a
casa stanchi e nervosi, non hanno tempo per giocare con i figli. Non vorrei essere fraintesa. E' lodevole assicurare alla famiglia un certo benessere, come è lodevole garantire ai propri figli un vivere piacevole. Sono quei genitori che danno ai figli ogni possibile comodità, e forse non si chiedono di cosa loro veramente hanno bisogno. Ricordo  un biglietto che tre amici
scrissero ai loro genitori, scegliendo di suicidarsi insieme: "ci avete dato tutto e niente altro". Terribile, vero ?
Poi mi è capitato di conoscere dei genitori che hanno ritenuto corretto, per il bene di tutta la famiglia, darsi dei ruoli "sociali". Il padre, per es. è colui che giudica o indaga e la madre è
colei che amministra, che decide come tutelare la salute, che si occupa delle "pubblica istruzione" . Sono quelle famiglie in cui i figli sono sudditi, più o meno ribelli. Non hanno voce in capitolo, nessuno è soddisfatto ma si sta insieme per convenienza, o per interesse, o perchè ci si rassegna." Tanto non c'è modo di cambiare" è la frase che sento ripetere.
Ci sono tante famiglie così. Sono quei genitori che vogliono il colloquio con i figli e l'esito finale sarà sempre quello deciso da loro, perchè  sentono ciò che i figli dicono, ma
non li ascoltano.
La famiglia è palestra di vità quando non rende i figli "gregari"  ma li fa uomini e uomini liberi. Questo non significa creare ribelli, ma creare uomini anche capaci di ribellarsi se necessario.
Quando si favoriscono le loro qualità umane, anche le qualità sociali si svilupperanno. Ma
perchè questo avvenga è necessario che ci si senta amati.
L'amore è l'unica condizione irrinunciabile perchè ci sia una famiglia. L'amore vero, profondo,
stabile, io dico "adulto" e non le caricature d'amore che vediamo oggi vivere.
Così la famiglia può diventare il porto sicuro da cui si può partire ma a cui si può sempre ritornare.
La stabilità affettiva di cui parlo, non è determinata dal fatto che ci sia il matrimonio o no. Senza dubbio il riconoscimento alla regolarità di una unione è importante dal punto di vista sociale, personale o giuridico o morale, ma non c'entra con la stabilità affettiva. Ho incontrato, nel mio lavoro, tante coppie sposate che si detestano e tante coppie solo
conviventi che si amano. La stabilità affettiva non è creata dal matrimonio ma dipende dalle singole persone. quando due si amano tutte le regole giuridiche, religiose, patrimoniali, non servono più.
Perchè  quando la nosta capacità di amare è "adulta"  è capace di pazienza, di tolleranza, di comprensione, di donazione, di disponibilità, di adatabilità. Si impara ad accettare l'altro,
coniuge o figlio che sia, lo si accetta pechè esiste , anche se non è come vorremmo che fosse. Solo così possiamo dare a chi amiamo una sicurezza affettiva... Quando si vive in un ambiente così, la nostra storia familiare, che Freud chiamava il "romanzo della famiglia" è positiva.
Quando una famiglia è così, sa affrontare ogni cambiamento. Saprà aprirsi ad ogni novità, esterna o interna, perchè saprà adattarsi alle necessità del momento. Una famiglia così
accetta la diversità dei figli. Gibran diceva " nascono da noi, ma non sono nostri". Perciò non si intralcia il loro cammino, non lo si abbandona ma non lo si trattiene. Ogni genitore sa che non può scegliere il destino dei figli, nè può farli buoni, coraggiosi, indipendenti ed onesti. Però possiamo dare loro tutto quello che serve perchè lo possano diventare. La famiglia è palestra di vita quando educa la persona ad evolvere, per esprimere tutte le sue
potenzialità. Il presupposto della educazione è la libertà come lo è il suo obiettivo. Exducere, ricordando il latino, significa far uscire, significa aiutare il figlio, o chi per lui, ad esprimere la propria personalità perciò ad essere se stesso.

A cura dello Staff di Consulenza



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